La professione dell’architetto dopo aver vissuto un periodo di crisi si sta rilanciando e parecchio. Rigenerazione urbana, opere legate al Pnrr, riqualificazione energetica, con il tema della nuova direttiva europea sulle case green e bonifiche sono alcuni dei pilastri di questo rilancio. Gli immatricolati all’Università, in tutta Italia, stanno risalendo dopo un decennio di calo generalizzato.
«Il bello della nostra professione è che agiamo in maniera diffusa sul territorio. Non c’è cantiere senza che dietro ci sia un architetto – spiega il presidente dell’Ordine di Genova Riccardo Miselli – conseguentemente c’è una forte ricaduta, anche sociale, delle nostre attività. Perché l’architetto non è solo la grande firma internazionale ma è anche colui che agisce silenziosamente e quotidianamente sul territorio».
La formazione dell’architetto si è radicalmente modificata con la riforma Gelmini, che ha scomposto il corso di laurea magistrale nel percorso del 3+2: «Quella che era una formazione umanistica che dava gli strumenti per collocarsi in diversi ambiti – sottolinea Miselli – si è trasformata in una sorta di percorso di specializzazione senza però costruire delle competenze realmente competitive. Non è un caso che i numeri degli iscritti nei settori della pianificazione, del paesaggio e dei conservatori siano del tutto marginali, sebbene siano di fatto ambiti estremamente delicati ed importanti nel panorama attuale e futuro. Inoltre tale riforma ha portato alla formazione della sezione “B” dell’albo a cui è possibile accedere, previo esame di stato specifico, al termine di una laurea di soli tre anni e a cui sono permesse poche attività nel campo della progettazione».
Nell’Ordine genovese il 97,12% sono architetti, i pianificatori sono lo 0,21%, i paesaggisti l’1,85%, gli architetti junior, cioè con laurea triennale, l’1,35% e i pianificatori junior 0,14%. In 19 hanno il doppio titolo.
Una professione dove non c’è disparità di genere
Parlando solo dell’albo genovese degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, sono 2816 gli iscritti a febbraio 2024, di cui 1536 (il 55%) donne, una percentuale che mette l’ordine genovese ai primi posti in Italia, dove la media, secondo il report 2021 del consiglio nazionale, è del 42,5%. L’assenza della disparità di genere emerge anche tra i membri del consiglio genovese: sette le donne, otto gli uomini. Le donne laureate sono salite dal 53% del 2010 al 60% del 2020, quelle abilitate sono passate dal 39 al 43%.
«Ma non è solo una questione di numeri – dichiara Miselli – la questione di genere nel nostro settore è di fatto superata anche in termini di ruoli, ad esempio la presidenza del Consiglio di Disciplina e le deleghe più importanti, urbanistica, lavori pubblici, paesaggio, energia, comunicazione, sono in mano a colleghe.
I giovani
Un’altra caratteristica analizzando i numeri degli iscritti è l’età: il 33% ha meno di 45 anni. Solo il 13,42% è over 65.
Rispetto al panorama nazionale, sul territorio genovese la componente dei giovani architetti è in controtendenza rispetto alla demografia cittadina: «Mostra che c’è un’energia, una rete molto stimolante. Abbiamo agevolato l’iscrizione all’Ordine – continua Miselli – riducendo drasticamente la quota agli under 35 perché è importante far comprendere loro che sono parte di una comunità, in cui ritrovare nel nostro ente un riferimento istituzionale e una realtà con cui crescere».
Del totale dei laureati in Architettura, già in calo rispetto al passato, circa il 70% fa l’esame di Stato e di questi solo una parte poi si iscrive all’Ordine scegliendo di svolgere la libera professione. «Oggi molti giovani scelgono altre strade, in particolare il mondo dell’insegnamento o il lavoro dipendente, in particolare nella pubblica amministrazione, anche grazie ai molti concorsi che ci sono stati. Sebbene il numero degli iscritti è sempre in crescita, paghiamo negli ultimi anni un passato in cui la crisi del mondo delle costruzioni aveva raffreddato le prospettive professionali legate al mondo dell’edilizia, mentre ora lo scenario è tutt’altro».
Come detto, la professione sta vivendo una nuova rinascita: «Ci volevano anni – talvolta decenni – per completare un’opera pubblica e spesso, una volta completata perdeva quasi il suo senso iniziale per apparire subito obsoleta. Oggi la realtà è drasticamente diversa e le offerte di lavoro sono tantissime. È pertanto importante agevolare la filiera tra il mondo accademico e quello della professione attraverso diverse iniziative».
Quella cardine è il tirocinio professionale che permette ai giovani laureati di entrare negli studi, toccare con mano la realtà lavorativa, riducendo l’impegno richiesto per l’esame di Stato per l’abilitazione». Proprio sull’ingresso nel mondo del lavoro c’è ampia discussione: «Si sta prospettando, anche in Architettura, la via delle lauree abilitanti. Ministero dell’Istruzione e consiglio nazionale stanno dialogando per capire come superare l’esame di stato tradizionale oramai configurato in maniera obsoleta. Si ipotizzano tirocini curriculari o master post-laurea che possano dare degli strumenti utili a quella che è la realtà oggi della professione, permettendo ai giovani di entrare immediatamente al termine del percorso di studi nel mondo del lavoro».
Un altro impegno dell’Ordine genovese per i giovani è la convenzione, ormai attiva da diversi anni, con la Città Metropolitana di Genova per favorire l’inserimento nei Comuni dei giovani architetti per la redazione dei Puc in un team multidisciplinare.
I temi caldi utili al futuro della professione
La nuova direttiva europea sulle case Green prevede che entro il 2028, tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere a emissioni zero; entro il 2030, tutti gli edifici residenziali dovranno raggiungere almeno la classe energetica E ed entro il 2033, gli edifici residenziali di proprietà pubblica dovranno raggiungere almeno la classe energetica D. Anche questo coinvolgerà, parecchio, gli architetti.
In generale però, tra i temi caldi del futuro c’è proprio quello dell’abitare, che nelle grandi Città Metropolitane sta emergendo con problematiche importanti a partire dai prezzi folli per le case degli studenti o l’impatto del turismo su una città fragilissima come Venezia. «A Genova il tema è numericamente meno critico ma molto più complesso perché trasversale a diversi ambiti, turismo, studenti, demografia ed è pertanto importante vederli in maniera organica», evidenzia Miselli.
«Non dimentichiamo – aggiunge – che abbiamo un ruolo sociale, siamo il ponte tra la tecnica e la dimensione umanistica. Per portare avanti temi come quello sopracitato abbiamo la Fondazione Ordine Architetti che ha lo scopo di promuovere tanto la conoscenza del nostro patrimonio architettonico ma anche che la complessità è un valore e se vista con gli occhi giusti è un’occasione di ricchezza».
Altri temi che condizioneranno il lavoro dell’architetto sono l’emergenza climatica e la componente ambientale: «L’architettura e la città, in ogni epoca storica, si è confrontata con temi nuovi e quelli di oggi sono proprio questi. Il mondo delle costruzioni è il principale responsabile di emissione di Co2 nell’atmosfera, e pertanto la pianificazione futura e le soluzioni progettuali se ben architettate possono contribuire al miglioramento dell’ambiente. La spinta sul nuovo Puc di Genova e la riforma nazionale del testo unico dell’edilizia vanno proprio in questa direzione».
C’è una nota negativa, in un’epoca in cui fare l’architetto sembra essere tornato un obiettivo? «Il tema critico è il tempo. Principalmente perché oggi un progetto è molto complesso del passato e per risolverlo in maniera organica servono strumenti nuovi non solo tecnologici, come il Bim, ma anche in termini di competenze, in cui l’architetto è il coordinatore e regista. Inoltre la contrazione dei tempi porta necessariamente a ridurre la ricerca, la qualità e a volte la condivisione delle scelte. La realtà oggi è complessa e spesso siamo coinvolti tardivamente, chiedendoci di intervenire a valle di questioni già definite o abbellire uno spazio già configurato, quando in realtà il nostro ruolo è determinante fin all’inizio del processo».