Nel 2021 la Liguria è la quarta regione per ammontare del reddito pro capite delle famiglie con un valore pari a 22.510 euro e il reddito familiare disponibile è ritornato sui valori pre-Covid del 2019.
In sei regioni su 20 al contrario il reddito delle famiglie italiane è ancora inferiore al 2019. A fronte di un aumento complessivo a livello nazionale dell’1,5% tra il 2019 e il 2021, a ritrovarsi ancora con una perdita sono in particolare le famiglie di Valle d’Aosta (-3,9%), Abruzzo (-2,2%), Molise (-1,5%), Trentino Alto Adige (-1,5%), Marche (-1,4%) e Piemonte (-0,2%).
Per quanto riguarda l’ammontare del reddito pro capite delle famiglie a guidare la classifica del 2021 è il Trentino Alto Adige con 24.036 euro, seconda la Lombardia con 23.749 euro, terza l’Emilia Romagna con 23.336 euro e quarta, come detto la Liguria.
È la fotografia scattata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere: l’indagine si basa sulle stime 2021 del reddito disponibile delle famiglie consumatrici (somma dei redditi da lavoro, da capitale/impresa, da prestazioni sociali e trasferimenti, al netto di imposte e contributi), una misura della capacità di spesa della popolazione residente in Italia.
«Questi dati dimostrano che le famiglie sono state meno colpite delle imprese dalla crisi pandemica anche grazie alle politiche di sostegno attivo messe in campo dai diversi governi, registrando un aumento a valori correnti dell’1,5% del reddito disponibile familiare a fronte di un calo dello 0,8% del pil nel Paese tra il 2021 e il 2019 − evidenzia il presidente di Unioncamere Andrea Prete − preoccupa però la situazione del Mezzogiorno che vede ben 22 province con un reddito disponibile pro-capite nel 2021 inferiore di oltre il 25% alla media nazionale».
Sono in tutto 18 le province per le quali il recupero tra il 2019 e il 2021 in termini di reddito pro capite non si è compiuto. Se Prato e Rimini sono al di sotto del dato 2019 rispettivamente del 5,9% e del 4,7%, accompagnate però da crescita o stabilità della popolazione (come nel caso di Firenze), per altre province la riduzione riscontrata (superiore al 2%) si accompagna anche a una contrazione della popolazione, come nel caso di Venezia, Fermo, Aosta, l’Aquila, Teramo e Pescara, aspetto che denota un maggior deterioramento dell’indice.
A fronte di una dinamica di crescita del reddito disponibile dell’1,5%, le province di minor dimensione demografica (circa un quarto del totale, aventi meno di 231 mila abitanti) fanno registrare un incremento solo dello 0,9%, laddove il reddito pro capite di queste aree è già più basso dell’11,4% rispetto al valore medio italiano (17.499 euro contro 19.761 euro).
Per contro, nelle province più grandi e nelle aree metropolitane la crescita del reddito disponibile è stata tra il 2019 e il 2021 dell’1,6% e il livello pro capite è superiore di 6,7 punti rispetto alla media Italia.