Il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva, nella settimana 2-8 febbraio 2022, una forte riduzione dei nuovi csi in Liguria: -37,2%. In calo anche i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti (2.214). Ancora sopra la soglia (anche se comunque in diminuzione) i posti letto in terapia intensiva (14%) e dai posti letto in area medica (37,4%) occupati da pazienti Covid.
«I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE –registrano per la seconda settimana consecutiva una netta flessione. Un dato in parte conseguente alla minore circolazione del virus, documentata dalla riduzione del tasso di positività dei tamponi, in parte al calo dei tamponi».
«Si riduce anche la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – anche se più lentamente dei nuovi casi. Tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica; tutte vanno oltre la soglia del 10% in area critica.
I dati sui decessi, sostiene Gimbe, purtroppo ancora molto elevati, nelle ultime settimane hanno alimentato “distorte teorie secondo le quali molti decessi di persone positive al Sars-Cov-2 sarebbero occorsi ugualmente, indipendentemente dall’infezione: teorie smentite dai dati sull’eccesso di mortalità del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera del ministero della Salute, che risultano del tutto coerenti con i numeri ufficiali dei decessi. «La distinzione fra morti “per” e morti “con” Covid-19 – chiosa Cartabellotta – rappresenta un’inutile strumentalizzazione dei dati, perché la vera domanda da porsi è: le persone affette da altre patologie sarebbero ancora vive se non fossero state infettate dal Sars-CoV-2? I dati confermano che per la maggior parte di loro la risposta è affermativa».
Prosegue la vaccinazione: il primo ciclo in Liguria è stato completato dall’82,1% della popolazione, mentre il 2,5% ha ricevuto solo la prima dose. Un dato che vale la metà classifica tra le regioni.
Per quanto riguarda la dose booster, la Liguria si conferma al penultimo posto, con il 79,9% della platea vaccinabile.
Per quanto riguarda la fascia di età dei più giovani la Liguria procede a rilento, con solo il 14,6% dei bambini tra i 5 e gli 11 anni ad aver completato il ciclo e l’11,7% che ha ricevuto la prima dose. Quint’ultimo posto per la regione.
A livello nazionale, all’8 febbraio, sono ancora 7,1 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino, di cui 1,8 milioni guarite da meno di 180 giorni e 5,3 milioni vaccinabili. Questi dati portano a due considerazioni, secondo Gimbe: se da un lato il fatto che oltre 1,7 milioni di persone siano entrate in contatto con il virus alza il livello di immunità della popolazione, dall’altro il numero di persone non protette da Covid-19 è ancora molto elevato e, soprattutto, l’immunità derivante dall’infezione cala progressivamente nel tempo, confermando la necessità di vaccinarsi entro 6 mesi dall’avvenuto contagio.
Per quanto riguarda la quarta dose. La European Medicines Agency (Ema) ha suggerito di prenderla in considerazione solo per gli immunocompromessi. «Considerato che molti soggetti appartenenti a questa categoria – sottolinea Cartabellotta – hanno ricevuto la terza dose oltre 4 mesi fa, si auspica una decisione tempestiva in merito da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco e del ministero della Salute».
I dati dell’Istituto Superiore di Sanità dimostrano la riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 3 mesi dal completamento del ciclo primario e la sua risalita dopo la somministrazione del richiamo. In particolare: l’efficacia sulla diagnosi scende progressivamente dal 63,3% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni al 39,5% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 67,3% dopo il richiamo;
l’efficacia sulla malattia severa scende progressivamente dal 90,2% per i vaccinati con due dosi entro 90 giorni all’84,8% per i vaccinati da più di 120 giorni, per poi risalire al 94,9% dopo il richiamo.
Complessivamente nelle persone vaccinate con ciclo completo (più eventuale dose di richiamo), rispetto a quelle non vaccinate, nelle varie fasce d’età si riduce l’incidenza di diagnosi (del 40,1-73,3%), ma soprattutto di malattia grave (del 71,3-89% per ricoveri ordinari; dell’88,8-94% per le terapie intensive) e decesso (dell’83,2-92,4%).
«Siamo nella fase discendente della quarta ondata – chiarisce Cartabellotta – ma la riduzione della circolazione del virus è sovrastimata da una minore attività di testing, il calo della pressione sugli ospedali è lento e spesso irregolare e la curva dei decessi ancora non accenna a scendere. A fronte, però, di elevate coperture vaccinali, booster incluso, e dell’arrivo della primavera, i dati legittimano un cauto ottimismo finalizzato al graduale allentamento delle misure. Tuttavia, con l’avvicinarsi della scadenza dello stato di emergenza – la cui estensione non è più giustificabile in Parlamento – si stanno insinuando nel dibattito scientifico e politico termini che nulla hanno a che vedere con la situazione attuale: dalla circolazione endemica del virus addirittura all’imminente fine della pandemia. Distorsioni della realtà molto pericolose perché eccesso di ottimismo e disinformazione se da un lato non aiutano a contrastare l’esitazione vaccinale, dall’altro rischiano di legittimare decisioni azzardate e rischiose, come la decadenza dell’obbligo di mascherina negli ambienti chiusi».