Si complicano le trattative per la formazione della nuova giunta regionale ligure, con un nuovo ostacolo, imprevisto, sorto sul cammino di Toti, e venerdì prossimo alle 12,30 il neo-riconfermato presidente incontrerà i responsabili regionali dei partiti della coalizione in una riunione che potrebbe essere molto animata.
Fratelli d’Italia vuole due assessorati, non uno, come si dava per scontato all’inizio della campagna elettorale. E la nuova richiesta ha fatto saltare i piani che Toti stava abbozzando. Già non era facile far tornare i conti, perché gli assessorati sono sette, la Lega vuole la ripetizione dello stesso schema adottato nel 2015, quando con il 20,25% dei voti era risultata la colonna portante della coalizione vincente – tre assessorati, la vicepresidenza della giunta e la presidenza del consiglio – ma a questa tornata si è fermata al 15,8%. La neonata lista di Toti, Cambiamo, ha invece raggiunto il 22,6% e il governatore ligure vorrà assicurare tre assessorati ai suoi tre fedelissimi Marco Scajola, Ilaria Cavo e Giacomo Giampedrone, che oltre tutto hanno ottenuto un successo personale alla prova delle urne. E FdI dal 3,1% del 2015 è passata al 10,79%, confermando una dinamica che è nazionale. Il partito di Giorgia Meloni cresce e sta diventando un rivale sempre più credibile della Lega.
Inoltre, anche Forza Italia reclama un assessorato, e un riconoscimento chiedono anche le liste che con Forza Italia si sono presentate, Polis e Liguria Popolare. E Toti sembra orientato a trattenere per sé le deleghe alla Sanità, assessorato strategico sia per le competenze della Regione sia, ovviamente, per l’emergenza Covid.
Così stando le cose, il governatore avrebbe potuto raggiungere un equilibrio utilizzando anche le caselle della vicepresidenza della giunta e la presidenza del consiglio regionale, e magari qualche altra, concordata con i partiti a livello a livello extraregionale. La richiesta di FdI ha fatto saltare tutto. I conti non tornano più. Anche perché il leader della Lega Matteo Salvini si trova in una posizione difficile, in cui ogni cedimento può essere interpretato come un segno di debolezza: la sua forza propulsiva sembra fiaccata, i successi degli amministratori leghisti locali, Zaia in testa, fanno risaltare la debolezza della sua politica. A livello europeo, per uscire dall’isolamento a cui è condannato nel gruppo dei sovranisti, nei prossimi mesi il segretario della Lega con il suo numero due Giorgetti incontrerà i leader dei partiti nelle capitali, alla ricerca di nuovi collegamenti e rapporti. Un passaggio che, per quanto timido, rappresenta una svolta.
Edoardo Rixi, segretario ligure e deputato della Lega, si limita a dichiarare: «Siamo sicuri che il governatore Toti non vorrà bloccare la situazione per una poltrona in più», ma non intende cedere. D’altra parte Matteo Rosso, coordinatore regionale di FdI, precisa: «Due assessorati è la condizione per la nostra partecipazione alla giunta. Non siamo a caccia di poltrone, ma l’aumento dei consensi che abbiamo ricevuto deve avere un riconoscimento, altrimenti è inutile che chiediamo alla gente di votarci. Lo ha detto anche Giorgia Meloni. Ma non è un problema tra noi e la Lega. Deve essere Toti a sbrogliare la matassa. Del resto è vero che con la sua lista ha ottenuto un ottimo risultato, questo, però, non significa che debba occupare ogni posizione: la presidenza, la sanità, tre assessorati».
La Lega su questo non si è espressa, ma la sensazione che è che condivida l’orientamento di Rosso. Tanto più che già la presidenza, secondo gli aggiornamenti del manuale Cencelli, vale da sola almeno due assessorati.
E Forza Italia? A volere un riconoscimento per gli azzurri, che se non hanno ottenuto un risultato brillante – dal 12,66% del 2015 sono scesi al 4,63% – comunque hanno dato il loro contributo, non sono soltanto i dirigenti locali, in testa il coordinatore regionale Carlo Bagnasco, ma anche lo stesso Berlusconi. Che a Toti ha suggerito di costituire un assessorato o comunque di assegnare una delega alla Terza età, spacchettandola dalla Sanità. Un suggerimento che oltre a lasciare a Toti una casella in più da manovrare, troverebbe una giustificazione nelle ben note condizioni demografiche del territorio ligure.
L’idea piace ad Alfonso Pittaluga, segretario confederale della Uil Liguria, interessato particolarmente ai problemi della terza età e in generale delle fragilità sociali. «I dati – spiega – purtroppo parlano chiaro, la popolazione ligure è sempre più costituita da anziani, con necessità e bisogni specifici e particolari. Che potrebbero essere meglio soddisfatti con un organismo dedicato. A guidarlo vedrei un politico, ma con competenze tecniche».
Lo scorporo del settore terza età dalla sanità non convince Paola Bavoso, segretario regionale Cisl Liguria. «Riteniamo – spiega Bavoso – che le politiche socio-sanitarie debbano riguardare tutte le persone fragili e quindi anziani, minori e portatori di handicap. Siamo contrari a un assessorato che intenda “spacchettare” il sociale dal sanitario e ancora di più gli anziani dal contesto delle fragilità. Occorre un assessorato alle politiche socio- sanitarie che risponda in modo puntuale alle esigenze delle persone fragili con il coordinamento di servizi sociali e sanitari distribuiti in maniera uniforme su tutto il territorio ligure come abbiamo previsto con i protocolli firmati con la Regione per l’avvio delle Case della Salute».
Anche Fulvia Veirana, segretaria della Cgil Liguria, non è d’accordo sullo scorporo. «Intanto – premette – è importante che, per quanto riguarda gli assessorati sia ridato velocemente alla Regione un assetto che le permetta di riprendere la sua attività istituzionale. In una fase di crisi di Covid così grave, in una regione come la Liguria che è la prima in ordine di contagi, è bene che ci sia una giunta operativa che prenda le decisioni più adeguate. Le modalità con cui verranno definiti gli assessorati non è uno degli argomenti che ci preoccupano principalmente, certo richiudere gli anziani in un recinto non è un’idea che ci piaccia. Gli anziani non hanno tutti le stesse esigenze. Sicuramente è molto importante che ci sia una discontinuità nella gestione dei temi del sociale e della sanità perché vengano risolti i problemi di fragilità, che sono degli anziani e di altre categorie della popolazione e che in questi ultimi anni hanno avuto una gestione non particolarmente brillante».
Per la delega alla terza età Berlusconi ha suggerito a Toti anche un nome, quello di Beppe Costa. Presidente dei Seniores liguri di Forza Italia, Costa è molto vicino al leader degli azzurri, che lo consulta spesso al telefono. Ha dalla sua il fatto di avere competenza tecnica e amministrativa ed esperienza politica: è medico ed è stato consigliere comunale per 27 anni con la Dc e poi con Forza Italia, e presidente e poi amministratore straordinario della Usl 16 per 7 anni in tutto. Ma è molto legato a Claudio Scajola, e la sua nomina accontenterebbe di certo Polis, che fa capo all’ex ministro sindaco di Imperia, e forse Forza Italia, ma sarebbe dura da digerire per Toti: nonostante la tregua con Scajola e la presenza di Polis nella coalizione del centrodestra, Toti con Scajola non va d’accordo. Non è lontano il giugno 2018, quando l’ex ministro aveva vinto le elezioni a sindaco di Imperia sbaragliando il centrodestra guidato dal governatore ligure, deciso a impedirgli la nomina a sindaco.
Insomma, tra rinunce e ingressi non graditi il riconfermato presidente della Liguria vede profilarsi una giunta un po’ diversa da quella che aveva immaginato. Venerdì potremmo avere una prima indicazione di quanto i suoi sogni si discostino o meno dalla realtà.