La Liguria con 500 mila dosi di vaccino anti-influenzale, rientra tra le regioni che riescono a garantire il 75% di copertura tra le fasce di popolazione a rischio (bambini tra i 6 mesi e i 6 anni e gli adulti over 60), ossia l’obiettivo minimo di copertura vaccinale. Ma le dosi residue, 38.501, non sono sufficienti per allargare la campagna vaccinale a tutti i liguri.
Lo rivela l’ultima analisi della fondazione Gimbe: la fonte primaria dei dati è rappresentata dai bandi di gara delle forniture vaccinali antinfluenzali. Nel caso di indisponibilità (es. gare in privativa) o discrepanze tra dichiarazioni pubbliche e dati reperiti sono stati contattati i responsabili dei bandi di gara o i referenti di assessorati regionali alla Sanità e dei Servizi farmaceutici. La popolazione residente è quella riportata da Istat al 1 gennaio 2019. È stato sviluppato un database ad hoc, da cui sono stati elaborati per ciascuna Regione o Provincia autonoma i seguenti indicatori: percentuale di dosi aggiudicate rispetto a quelle richieste, percentuale di copertura vaccinale raggiungibile nei target a rischio per età anagrafica, numero di dosi residue di vaccino, parametrando l’obiettivo minimo di copertura vaccinale al 75%.
Ne risulta una disponibilità nazionale di 17.866.550 di dosi, con notevoli variabilità regionali. Nella stagione precedente ne sono state distribuite 12,5 milioni con una copertura del 54,6% negli over 65.
Sette regioni e due province autonome, con le scorte disponibili, raggiungerebbero coperture inferiori al 75% della popolazione target per età: Provincia autonoma di Trento (70,2%), Piemonte (67,9%), Lombardia (66,3%), Umbria (61,9%), Molise (57,1%), Valle d’Aosta (51,5%), Abruzzo (49%), Provincia autonoma di Bolzano (38,3%), Basilicata (29%).
12 regioni invece si sono aggiudicate un quantitativo adeguato di dosi per raggiungere la copertura del 75% della popolazione target per età. Ma la disponibilità di dosi residue per la popolazione non a rischio è molto variabile: Puglia (1.084.634), Lazio (926.291), Sicilia (256.796), Toscana (225.661), Campania (217.252), Calabria (100.273), Sardegna (96.113), Veneto (49.712), Liguria (38.501), Emilia-Romagna (9.980), Friuli-Venezia Giulia (5.218), Marche (5.022).
L’analisi della Fondazione Gimbe si basa sulle dosi acquistate tramite bandi di gara, ovvero da informazioni fornite direttamente dalle amministrazioni regionali al 24 settembre. Considerato che diverse Regioni si sono attivate per recuperare dosi ulteriori di vaccino, non si può escludere che le disponibilità possano aumentare in relazione all’applicazione del quinto d’obbligo, con incremento sino al 20% del numero di dosi aggiudicate; procedure negoziate senza pubblicazione di bando o condotte in privativa (concluse o in corso); eventuali dosi approvvigionate e redistribuite dal ministero della Salute.
Inoltre, è verosimile una sovrastima delle dosi residue perché la copertura del 75% è stata calcolata solo sul target anagrafico, vista l’impossibilità di quantificare le altre categorie a rischio: è il caso, per esempio, di persone di età inferiore a 60 anni con patologie croniche, donne in gravidanza, operatori sanitari e altri lavoratori a rischio.
«La vaccinazione antinfluenzale – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – oltre a ridurre le complicanze dell’influenza stagionale e contenere l’eccesso di mortalità, quest’anno ha un obiettivo strategico di salute pubblica: ridurre il numero di persone sintomatiche che rischiano di sovraccaricare i servizi sanitari territoriali e i pronto soccorso. Questo obiettivo, tuttavia, richiede una copertura vaccinale molto ampia anche nelle fasce non a rischio che, di fatto, includono la maggior parte dei lavoratori ai quali è affidata la ripresa economica del Paese».
Al momento le Regioni hanno ceduto alle farmacie l’1,5% delle dosi acquistate (circa 250 mila), prevedendo di ampliare tale dotazione se nel corso della campagna dovessero rendersi disponibili altre dosi. Federfarma ha annunciato che nelle farmacie arriveranno dall’estero oltre un milione di dosi.
«L’esigua disponibilità di vaccino antinfluenzale nelle farmacie – spiega il presidente – è riconducibile ad almeno tre determinanti. Innanzitutto, ministero della Salute e la maggior parte delle Regioni non hanno previsto con largo anticipo la necessità di aumentare le scorte per la popolazione non a rischio. In secondo luogo, l’aumentata domanda sui mercati internazionali, insieme al ritardo con cui sono stati indetti i bandi di gara, ha impedito ad alcune Regioni di aggiudicarsi il 100% delle dosi richieste. Infine, le farmacie non sono riuscite ad approvvigionarsi per mancata disponibilità del vaccino sul mercato».
«La nostra analisi – conclude Cartabellotta – quantifica le difficoltà di accesso per la popolazione generale al vaccino antinfluenzale. In molte Regioni solo la decisione di escludere una o più categorie a rischio (per esempio i bambini) dall’offerta attiva e gratuita o quella di accontentarsi di un target inferiore al 75%, permetterà di aumentare la disponibilità di dosi nelle farmacie. La Fondazione Gimbe auspica che i dilemmi etici posti da una programmazione inadeguata del fabbisogno vengano, almeno in parte, risolti da meccanismi di solidarietà tra Regioni, da approvvigionamenti diretti del ministero tramite circuiti internazionali e, soprattutto, da un’adeguata organizzazione regionale con tempestiva chiamata attiva delle fasce a rischio, così da rilasciare in tempo utile alle farmacie le dosi non utilizzate».