Utile netto in crescita, 272 mila euro contro i 244.534 del primo semestre 2019, in calo ebitda (165.794 euro contro 433.954), il valore della produzione consolidato si attesta sui 2,49 milioni di euro, in lieve aumento rispetto ai 2,33 milioni dello stesso periodo del 2019.
Sono i principali risultati finanziari con cui Gismondi 1754, azienda che produce gioielli di alta gamma, quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana, chiude il primo semestre 2020, dopo l’approvazione del bilancio da parte del cda della società.
Per Massimo Gismondi, ceo della società, «siamo soddisfatti del semestre che chiudiamo perché, tenuto conto delle difficoltà che il Covid-19 ha creato, siamo riusciti a mantenere conti in equilibrio e fatturato in crescita. È chiaro che l’avvento della pandemia ha influito sui costi perché non abbiamo potuto concretizzare quanto pianificato nel corso dell’anno, ciò nonostante siamo convinti che le scelte strategiche attuate siano adeguate ai rapidi cambiamenti che la pandemia ha imposto. La società si è dimostrata proattiva, anticipando i propri piani di sviluppo per non perdere la possibilità di essere competitivi in una fase complessa. Sono molto ottimista guardando al futuro perché i nostri partner e clienti di sono dimostrati fortemente legati al brand, continuando a investire sul nostro marchio, a riprova della forte relazione di fiducia che abbiamo costruito con loro e riscontrabile nella forte crescita delle special sales di questi primi sei mesi e nell’aumento della richiesta di gioielli e di affiliazione da parte dei concessionari».
La posizione finanziaria netta è pari a 1,31 milioni, rispetto al dato consolidato al 31 dicembre 2019, pari a 3,38 milioni di euro.
I ricavi consolidati del primo semestre 2020 a livello consolidato sono cresciuti del 6%, in parte grazie a un forte incremento del fatturato registrato nel primo trimestre (+57%), e in parte dal forte impulso dato dalle “Special Sales” nel periodo di lockdown. La vendita di gioielli su misura ha consentito alla società di valorizzare le proprie collezioni, nonostante la chiusura dei negozi. Nel primo semestre dunque la società ha tenuto, chiudendo con ricavi in crescita, nonostante le difficoltà causate dalla pandemia a livello mondiale.
L’ebitda consolidato al 30 giugno 2020 si attesta sui 165.794 euro, rispetto al dato proforma dello stesso periodo del 2019, pari a 433.954 euro. Un decremento da imputare – secondo la nota della società – all’aumento dei costi per servizi, cresciuti in valore assoluto per 401.828 euro, imputabili in parte alle spese generali collegate a tutti gli adempimenti relativi alla quotazione e in parte alle spese sostenute per comunicazione, marketing e fiere, che nel corso del primo semestre del 2019 non erano state sostenute. La parte più rilevante delle spese di comunicazione, marketing e le spese legate a eventi fieristici (Fiera di Vicenza, Social media, Comunicazione istituzionale) sono state sostenute nel primo trimestre in previsione di ritorni che non si sono potuti ancora manifestare a causa degli effetti che il Covid-19 e il relativo periodo di lock down hanno avuto sul turnover dei negozi e dei concessionari.
I costi fissi operativi risultano ridotti rispetto ai primi 6 mesi dell’anno scorso in quanto il Gruppo Gismondi, per mantenere la stabilità economica e gestionale, ha attivato gli ammortizzatori sociali in deroga concessi dal governo per il più ampio periodo consentito ottenendo, una riduzione dei canoni di locazione relativi ad alcuni degli immobili detenuti in affitto. La quota di ammortamenti imputata in bilancio al 30 giugno è cresciuta per un importo pari a 116.747 euro rispetto al valore del 2019 e comprende le quote degli investimenti realizzati nel semestre e le quote relative agli ammortamenti sui costi di quotazione all’Aim.
La posizione finanziaria netta, pari a 1.312.787 euro (liquidità netta) registra un decremento rispetto alla posizione al 31 dicembre 2019, in parte per gli investimenti effettuati nell’esercizio e in parte per l’assorbimento del circolante netto incrementato da 3,28 milioni del 31 dicembre 2019 a 5,46 milioni del 30 giugno 2020. L’esposizione creditoria verso i clienti è stata influenzata dalle condizioni di mercato conseguenti l’emergenza sanitaria. Il volume dei crediti è incrementato a seguito dell’allungamento dei termini di incasso. Non sono stati registrati casi di insolvenza. Le rimanenze di magazzino sono incrementate di un importo pari a 653.905 mila euro. Tale aumento è imputabile all’incremento di prodotto finito relativo alla realizzazione delle nuove collezioni.
L’utile netto al 30 giugno 2020 è pari a 272 mila euro, in particolare grazie ai volumi di fatturato e alle marginalità sulle vendite.