La corsa alla mascherina obbligatoria fuori casa, come presupposto del passaggio alla “Fase 2” di progressiva e controllata riapertura, è partita. Una risposta a questa necessità arriva anche dalle aziende liguri, in particolare da quelle spezzine: in molte si sono da subito attivate per riconvertire la propria produzione.
«Abbiamo diverse imprese che da subito si sono applicate per realizzare mascherine, per lo più adatte alla popolazione comune − spiega Pasquale Cariulo, referente di Cetus Cna − ma alcune aziende si stanno attivando per effettuare i test sulla capacità di filtraggio per poter realizzare quelle chirurgiche. Ricordiamo che per le mascherine chirurgiche serve l’approvazione dell’Istituto Superiore della Sanità e che solo dopo aver fatto un test con buon esito, tramite l’invio della documentazione e della autocertificazione, è consentita questa definizione. Per aiutare le imprese in questo processo certificativo è stato attivato un canale convenzionato con lavoratori accreditati. Le mascherine FFP Dpi devono essere invece essere approvate dall’Inail. Naturalmente i nostri uffici sono a disposizione delle aziende per informazioni e supporto. Siamo in contatto anche con la task force regionale legata proprio alla semplificazione di questi passaggi per le imprese».
Si sono messe da subito al lavoro le tappezzerie: «Abbiamo realizzato più di 400 mascherine in stoffa di cotone lavabile e dotate di elastici − spiega Paolo Bertelotti, titolare di una tappezzeria in piazza Garibaldi, alla Spezia − Le abbiamo donate ai vigili urbani, alle cassiere dei supermercato e anche a persone in difficoltà. Ora abbiamo finito il materiale per realizzarle e ci siamo fermati».
«Attendiamo il permesso per poter vendere i nostri prodotti ai cittadini, ma siamo pronti − racconta Gregorio Baldassini, titolare dell’omonima tappezzeria − Realizziamo una mascherina di tessuto non tessuto a doppio strato con elastico e naturalmente prevediamo diversi prezzi a seconda della quantità acquistata. Nessun scopro di lucro, solo il rientro delle spese del materiale».
Al lavoro anche la tappezzeria Maggiani: «Realizziamo mascherine in tessuto non tessuto con elastici e ci stiamo organizzando per poter avere le autorizzazioni alla vendita», descrive Edoardo Maggiani.
Anche le sarte lavorano con la propria macchina da cucire a pieno ritmo, come raccontano Anna Maria Corrieri e Patrizia Padovese: «Abbiamo preso a modello una mascherina realizzata a Hong Kong per la tutela della popolazione comune in cotone lavorato in modo particolare. Viene accompagnata con dei consigli per il lavaggio e ha tre diverse versioni: da uomo, donna e bambino. Essendo fatte a mano riusciamo a fare al massimo un’ottantina di pezzi al giorno».
La tecnologia e la condivisione è alla base del progetto di realizzazione di mascherine chirurgiche e altre dotazioni utili a livello sanitario da parte dell’unione di imprese Mulattieri Creations, Gd Grafiche, Superfici srl e altre realtà di stamperie 3D del territorio: «Abbiamo realizzato le prime mascherine in tnt in via solidale e non sono ancora in vendita − dice Massimo Mulattieri − Attendiamo l’esito del test in merito alla capacità di filtraggio e resistenza per riuscire a certificare la nostra produzione di mascherina chirurgica».
Anche Gd Grafiche è all’opera: «Realizziamo i tagli del tessuto non tessuto per le mascherine − aggiunge l’impiegato della ditta sarzanese Marco Giannetti − e forniamo la pellicola d’acetato utile a completare le visiere di protezione in plastica trasparente che per il personale sanitario rappresenta una barriera utile e sicura. Poi stampiamo i buoni pasto consegnati in questi giorni dai comuni a chi ne ha necessità e diritto». Stamperie 3D si occupa poi di realizzare ulteriori pezzi per assemblare la mascherina finale.