L’emergenza coronavirus ha avuto un impatto fortissimo sui pubblici esercizi: in appena dieci giorni, bar e ristoranti delle sei regioni più colpite dal virus hanno visto andare in fumo 212 milioni di euro di fatturato. Di questi, 13 milioni persi nella sola Liguria. Un crollo che ha messo in seria difficoltà centinaia di attività, in particolare le più piccole.
A lanciare l’allarme è Fiepet, l’associazione che riunisce i pubblici esercizi Confesercenti, che ha stimato l’impatto subito fino ad ora dalle imprese.
A essere colpiti soprattutto i bar e i ristoranti della Lombardia: tra provvedimenti restrittivi e paura, gli imprenditori della regione hanno visto sfumare quasi 85 milioni di euro di fatturato, di cui poco meno di 30 milioni di euro solo a Milano. Al secondo posto tra le regioni, per impatto, c’è il Veneto, dove la perdita di fatturato dei pubblici esercizi è stimabile in circa 44 milioni, mentre bar e ristoranti dell’Emilia-Romagna lasciano sul terreno 37,8 milioni di euro circa e quelli del Piemonte quasi 25 milioni. Rilevanti anche le perdite in Friuli-Venezia Giulia (-7,6 milioni).
«La tutela della salute pubblica, ovviamente, è la priorità di tutti. Il clima di emergenza, però, sta causando un rapido crollo dei fatturati non solo nel turismo, ma anche di bar e ristoranti, soprattutto nelle regioni colpite − spiega Giancarlo Banchieri, presidente nazionale di Fiepet − Sui pubblici esercizi locali non hanno pesato solo i provvedimenti restrittivi delle zone rosse, ma anche il panico e la riduzione della socialità: in Piemonte, dove non ci sono mai state ordinanze locali e nazionali che abbiano disposto chiusure o limitazioni, i pubblici esercizi hanno visto sparire oltre 25 milioni di fatturato, di cui 13 milioni solo a Torino. Cali inferiori a quelli registrati dalle attività ricettive, ma comunque abbastanza elevati da rischiare di mettere in crisi centinaia di imprese del comparto».
«Servono interventi immediati, a partire dall’estensione della cassa in deroga e della sospensione dei pagamenti, almeno per le imprese delle regioni più colpite che hanno subito cali consistenti del fatturato − conclude Banchieri − Invitiamo anche i consumatori a fare un gesto concreto nei confronti delle tante attività che stanno patendo una grave contrazione degli affari: ritorniamo alle nostre abitudini possibili e riprendiamo a passare al bar, al ristorante».
Le perdite sono consistenti anche in Liguria dove, nonostante i casi di positività al virus siano stati fin qui piuttosto contenuti, si registra un calo del fatturato nell’ordine di 13 milioni di euro.
«Siamo preoccupati non solo per il calo riscontrato in queste prime settimane d’emergenza ma, soprattutto, per la ricaduta che avrà tutto questo avrà sul turismo, essendo ormai prossimi alla primavera-estate − aggiunge Matteo Zedda, presidente di Fiepet Confesercenti Genova − La cancellazione e il rinvio di tanti eventi stanno provocando un clima di incertezza che alimenta il panico collettivo, con ripercussioni catastrofiche in tutti i settori. Auspichiamo che, fin da subito, vengano emesse ordinanze chiare e specifiche per tutti i settori, tali da fugare ogni dubbio in merito alle attività e alla socializzazione comune».
«Il momento è drammatico, in particolare, per quanto riguarda i pubblici esercizi legati al comparto turistico, per i quali rileviamo un calo di fatturato fino al 70% − conferma Alessandro Simone, rappresentante delle caffetterie Fiepet genovesi − I contratti a chiamata dei lavoratori di queste aziende sono già stati sospesi. Gli staff dei ristoranti e dei bar turistici stanno utilizzando strumenti come ferie forzate e permessi, fino a che il conto corrente delle aziende lo permetterà. Ancora un paio di settimane in questa maniera, e ci troveremo costretti a fare la conta: uno scenario al quale non vogliamo neanche pensare. Meglio invece, se così si può dire, la somministrazione di servizio alla colazione e di spuntino veloce, che assestano le perdite intorno al 20%. Questo denota una voglia di normalità da parte dei residenti e di chi opera in città».
Tra le tante situazione di criticità, in attesa di provvedimenti concertati su vasta scala, Riccardo De Giorgi, presidente del civ Porto Antico aderente a Confesercenti, ha già formalizzato ai vertici della Porto Antico spa e all’assessore comunale Paola Bordilli la richiesta di sospensione dei canoni di locazione e di occupazione suolo, per consentire la sopravvivenza delle attività presenti nell’area, richiedendo un incontro urgente in merito.