Nessun nuovo Comune ligure nell’edizione 2018 delle Bandiere arancioni del Touring club italiano, ma sette aspiranti che proveranno a ottenere il riconoscimento in vista della prossima edizione (Castelbianco, Ceriana, Cogorno, Diano Castello, Rezzo, Savignone e Vallebona). La selezione è ferrea, quest’anno solo l’8% delle domande ha avuto successo. «Una garanzia di serietà – dice l’assessore regionale al Turismo della Regione Liguria Gianni Berrino – che dà valore a chi fa già parte di questo progetto».
I risultati
Grazie alla bandiera arancione l’81% dei Comuni incrementa l’offerta ricettiva, +83% a livello di strutture, +65% sui posti letto, +141% esercizi extra alberghieri. +45% gli arrivi, +38% le presenze. Il 79% dei Comuni ha istituito un nuovo servizio turistico, l’81% dei Comuni ha aperto uno o più esercizi commerciali, il 79% dei Comuni ha aperto almeno una nuova struttura ristorativa.
Oggi a Genova si festeggiano i 20 anni del simbolo che contraddistingue i piccoli centri dell’entroterra (meno di 15 mila abitanti). L’ideazione è stata proprio di un Comune ligure: Sassello, come spiega l’attuale sindaco Daniele Buschiazzo, un’intuizione dell’allora primo cittadino Paolino Badano negli anni Novanta insieme con Touring Club e Regione Liguria, per valorizzare i borghi dell’entroterra: «Non è banale mantenere la bandiera – dice Buschiazzo – è uno stimolo a migliorarsi. Di Sassello i turisti apprezzano il centro storico e la rete museale ma anche il territorio del Beigua, il nostro ambasciatore nel mondo è il prodotto tipico: l’amaretto». Sassello sta ricevendo anche molti turisti stranieri, soprattutto dal Nord Europa, ma anche dalla Francia.
Nel “nucleo originale” c’è anche il Comune di Apricale. Marco Cassini, delegato del sindaco, racconta: «Noi abbiamo avuto la fortuna di essere stati chiamati al momento della costituzione, Apricale era già conosciuta, anche per noi il problema è mantenere questo riconoscimento, con la cartellonistica, regolamenti che impediscano la costruzione di brutture architettoniche, come il divieto di usare il cemento in certe situazioni. Il merito va ai nostri antenati che hanno fatto un bel borgo, mantenuto anche grazie a un po’ di fortuna, visto che non attraversato dalle automobili per esempio».
«Oltre alla bellezza dei luoghi è un riconoscimento all’impegno all’attenzione che si dedica tutti i giorni a tenere pulito e abbellire il paese, a chi investe il denaro per ristrutturare gli immobili e a chi semplicemente decide di passare qualche giorno in tranquillità in un contesto bellissimo – aggiunge Cristian Alberti, vicesindaco di Triora – per i Comuni le difficoltà sono burocratiche ed economiche, non ci sono molte risorse economiche da investire, ci impegnamo personalmente. La bandiera arancione ci ha aiutato perché si entra in canali di promozione importanti, a livello nazionale e internazionale. Quest’anno la stagione turistica è stata positiva, dopo tanti anni sono state riaperte anche le seconde case. Tra gli stranieri arrivano tanti inglesi e anche qualche tedesco».
Ecco i “magnifici” 15 della Liguria, con una piccola scheda per ognuno, tratta dalla guida “Borghi da vivere” del Touring:
Airole (Im)
Una parete di case che abbraccia un costone di roccia, una trentina di metri sopra il fiume. È come vedere la quinta di un teatro piegata e dipinta. Nessuna strada, solo vicoli, scavati sotto le case. È diventato una colonia di ospiti stranieri, in particolare olandesi. Da non perdere: la parrocchia dei Santissimi Filippo e Giacomo e il sentiero che porta alla frazione di Fanghetto.
Airole è bandiera arancione dal 2011, in seconda istanza, dopo aver realizzato gli interventi suggeriti dal Touring club attraverso il piano di miglioramento. Dalla prima candidatura gli arrivi turistici sono aumentati del 64%, di cui il 60% costituito da stranieri, le presenze sono aumentate del 70%. È soprannominato “l’ombelico del mondo” perché la comunità locale è costituita dal 30% di popolazione straniera (soprattutto olandesi, tedeschi e francesi), che sin dagli anni Sessanta si sono innamorati di questo borgo, ripopolandolo e ristrutturandolo.
Apricale (Im)
Un paesaggio conservato nonostante l’impervia situazione in una stretta vallata, chiusa da alte barriere di monti. Le case sembrano cadere a cascata, una sull’altra. Il borgo, fondato nel X Secolo, ha mantenuto inalterata la struttura urbana. I vicoli sono punteggiati da affreschi di artisti contemporanei. Da non perdere: piazza Vittorio Emanuele, a tre livelli differenziati, il Castello della Lucertola (perché esposto al sole) e le chiese nei dintorni.
Brugnato (Sp)
Ai piedi dell’Appennino ligure di Levante, si trovava sulla strada che conduceva a Luni, Genova, Piacenza e Tortona. I monaci di Bobbio vi fondarono un monastero ricordato già nellanno 882. Il centro storico è chiuso tra le porte medievali Soprana e Sottana. Il palazzo vescovile ospita il Museo diocesano. Da non perdere: l’infiorata del Corpus Domini; la Madonna dell’Ulivo, piccolo santuario campestre costruito nel XVIII Secolo.
Castelnuovo Magra (Sp)
L’estremità orientale della Liguria, su un poggio intessuto di vigne. Prima semplice villaggio, poi borgo murato, perché al centro di sfide tra liguri e toscani, fra vescovi e marchesi. Alle due estremità chiesa e castello, la prima conserva un Calvario attribuito a Pieter Brueghel il Giovane. Dal giardino di palazzo Amati-Ingolotti-Cornelio, oggi sede del Municipio, si gode il panorama verso le Apuane, la Versilia, il mare. Da non perdere: l’enoteca della Lunigiana, sede dell’enoteca regionale; il panigaccio, una crèpe cotta sulla piastra che si gusta per accompagnare salumi e formaggi o come supporto al pesto o a sughi di funghi.
Castelvecchio di Rocca Barbena (Sv)
Fondato dai marchesi di Clavesana nel XII Secolo, racchiude due curiosità: a morire sotto le mura del Castello fu il soldato piemontese Bastian Contrario, nella frazione Strà si racconta che di notte si ritrovassero streghe e maghi. Le case sono addossate in una fitta rete di vicoli e stradine. Nei dintorni un’area naturale di interesse comunitario tra il monte Carmo e il monte Settepani, attraversata dall’alta via dei monti liguri, è caratterizzata da cavità e formazioni carsiche. Da non perdere: la parrocchiale dell’Assunta, con un campanile risalente al XV Secolo; a giugno la manifestazione Il paese dei balocchi, si rifanno per le strade i giochi di una volta.
Dolceacqua (Im)
L’immagine simbolo è il ponte in pietra che scavalca il Nervia, con sullo sfondo il castello. Anche Monet lo ritrasse in ben quattro dipinti. Unisce le parti storiche dell’abitato: il quartiere antico (Terra) e quello commerciale (Borgo). Il castello è visitabile. Da non perdere: le michette, i dolci che rievocano la fine dell’abuso dello ius primae noctis, ogni anno le ragazze del paese le donano ai giovani nella manifestazione del 16 agosto. La processione di San Sebastiano si svolge invece nella domenica più vicina al 20 gennaio ed è caratterizzata da un albero di alloro, ornato di ostie colorate, che precede la statua lignea in processione, alla fine viene spogliato e le ostie consumate dai fedeli.
Perinaldo (Im)
Il borgo che ha dato la nascita a Gian Domenico Cassini, l’astronomo che scoprì i 4 satelliti di Saturno. Una rete di percorsi escursionistici lo collega con i centri vicini (una mulattiera storica in un’ora e mezza porta ad Apricale). Sulla piazza del Municipio pregevole la parrocchiale di San Nicolò. Da non perdere: l’osservatorio e il museo cassiniano, il santuario della Visitazione, risalente al XVII Secolo, il carciofo violetto di Perinaldo, senza spine, diventato presidio Slow Food.
Pigna (Im)
Borgo dell’Alta val Nervia, è caratterizzato da un centro storico organizzato per cerchie su un versante di monte, a diversi livelli di quota. Presenti anche i chibi, camminamenti coperti che offrivano sicurezza in caso di attacchi nemici, ma anche utili per ripararsi dalla pioggia. La loggia quattrocentesca della piazza Vecchia congiunge il castello con la parrocchiale di San Michele, che ospita un pollittico di Giovanni Canavesio. Nella frazione Buggio l’unica chiesa al mondo dedicata a San Siagrio, nipote di Carlo Magno. Da non perdere: il museo etnografico, le opere del Canavesio, il fagiolo bianco abbinato tradizionalmente alla carne di capra.
Pignone (Sp)
Insediamento preistorico d’altura risalente all’età del Bronzo, si è sviluppato in piano, alla confluenza di antiche strade carovaniere, tanto da avere avuto sino al 1968 tre ponti in pietra (ora ne è rimasto uno). Piazza Marconi era anticamente il foro boario, oggi vi prospetta una loggia trecentesca. La frazione Casale è la partenza di un itinerario di trekking che porta a Levanto. Da non perdere: Santa Maria Assunta, costruita nel XIV Secolo su una pieve proto-romanica; la patata di Pignone, protagonista della manifestazione Gli orti di Pignone, a fine agosto.
Santo Stefano D’Aveto (Ge)
Aria pura e vaste foreste caratterizzano questo centro, l’unico della provincia di Genova che si può fregiare della bandiera arancione. Curiosità: la chiesa è dedicata alla Madonna di Guadalupe, per i legami di questa comunità con l’America Latina. Da non perdere: il castello dimora dei Malaspina dal 1164; le escursioni sui sentieri del parco dell’Aveto.
Sassello (Sv)
Un territorio boscoso nel territorio del parco del Beigua. Il borgo è formato da due abitati: la Bastia soprana e la Bastia Sottana. Sassello è rimasta quasi immutata: molti edifici conservano la pietra a vista o sono ricoperti da un intonaco colorato e decorato, i tetti mantengono le tegole grigie e piatte. Da non perdere: il Museo Perrando, dedicato alla paleontologia, alla storia medievale e ai beni della famiglia, con una biblioteca, un erbario e altri pregi; amaretti alle mandorle, coloro che hanno dato la fama a Sassello; il paté di lardo, crema lavorata a mano e cosparsa di aromi e spezie; i dintorni immersi nella natura.
Seborga (Im)
L’autoproclamato principato di Seborga si rifà a una “dimenticanza”: quando subentrò il Regno d’Italia nessun trattato ha disconosciuto la potestà del principato dell’epoca. Il centro storico si sviluppa con un intreccio di suggestivi e stretti vicoli, costellati di botteghe artigianali. Tutti conducono in piazza San Martino, dove si affaccia la seicentesca Parrocchiale. Da non perdere: l’esposizione di 135 preziosi strumenti musicali risalenti dal 1744 al 1930; le serre delle colline dove si coltiva la mimosa e la ginestra tardiva.
Toirano (Sv)
A metà Ottocento contava 25 frantoi da olio, i cosiddetti gunbi azionati ad acqua e gunbetti, azionati grazie a un animale. Gli edifici più antichi risalgono al XIII Secolo e sorgono lungo due caruggi, sul torrente Varatella un ponte a tre arcate del XIV Secolo. Il palazzo D’Aste-Del Carretto ospita il Museo etnografico della val Varatella. Da non perdere: il Paraxo, il palazzo dove d’estate si trasferivano i vescovi di Albenga, ha un’elegante loggia del XV Secolo; la zeraria, il piatto tipico: una gelatina di carne bovina aromatizzata con lo zafferano che si prepara il giorno di Santa Lucia, per la festa al santuario delle grotte.
Triora (Im)
Il paese delle streghe. Fama nata da un evento tragico (un processo del 1587 in cui vennero bruciate alcune donne accusate di complicità con il demonio) e trasformato in un’occasione di attrazione turistica. Il paesino sembra una grotta artificiale tanti sono i passaggi coperti, i vicoli chiusi, le scalinate. Da non perdere: la collegiata dell’Assunta, una parrocchiale romano-gotica la cui forma attuale al 1777; l’oratorio di San Giovanni Battista (fine Seicento), con una natività di Lorenzo Gastaldi del 1682; il Museo etnografico e della stregoneria; la Cabotina, ossia il poggio che sovrasta l’abitato; la festa del Redentore sul monte Saccarello la prima domenica di agosto.
Varese Ligure (Sp)
All’incrocio delle vie tra la costa ligure e la Pianura Padana, fu voluto dai Fieschi tra la fine del XIII Secolo e l’inizio del XIV. Centro di commecio, ha una struttura compatta proprio per difendersi dagli assalti. Sul lato Nord spicca il castello. Dopo la visita del borgo, si può scegliere tra le ben 16 frazioni intorno al capoluogo. Da non perdere: il borgo rotondo ha un impianto circolare chiuso da una cortina di case con portico sul fronte interno; i corzetti (cerchi di pasta decorati con uno stampino in legno conditi con pesto e sugo di pinoli) e le tomaxelle (involtini di carne con ripieno di carne e funghi secchi, cotte nel sugo di pomodoro); il castello.