Il Porto di Genova rivela i suoi tesori: cannoni e ancore storiche sono state rinvenute nel corso degli ultimi dragaggi, oggetti di particolare interesse per la storia della città di Genova. Inediti manufatti storici, studiati dalle Soprintendenze e da esperti del NavLab (Laboratorio di Storia Marittima e Navale dell’Università di Genova), attualmente sottoposti a un processo di desalinizzazione, in un’area protetta di Calata Bettolo, saranno restaurati e offerti alla cittadinanza in esposizione pubblica permanente.
Le ancore e i cannoni testimoniano l’attività del porto di Genova tra il XVI e il XX secolo e presentano numerosi riferimenti ai contatti con altre marinerie. Durante gli stessi dragaggi sono stati recuperati venti ordigni bellici, attualmente disinnescati e portati in aree sicure: ultimo episodio l’ordigno da 500 libbre trattato la settimana scorsa.
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In particolare, sono stati rinvenuti cinque cannoni secenteschi ad avancarica in ferro colato, lunghi quasi tre metri e del peso di circa una tonnellata, di probabile produzione inglese; due cannoni leggeri a retrocarica in ferro fucinato, brandeggiabili a mano da una sola persona, lunghi un metro e mezzo e pesanti meno di un quintale, databili tra la fine del Cinquecento e la metà del Seicento; un falconetto in bronzo lungo circa due metri e pesante circa due quintali, che presenta il marchio della famiglia Alberghetti, fonditori veneziani attivi nella seconda metà del Cinquecento: di questa bocca da fuoco è noto un esemplare gemello, proveniente dal porto di Genova ed esposto al Galata Museo del Mare. Le ancore, realizzate in ferro nella quasi totalità dei casi forgiato, offrono un interessante spaccato sull’evoluzione subita negli ultimi tre-quattro secoli. Tra gli oggetti più significativi, un esemplare sei-settecentesco di fattura locale, una Rodger’s Small Palms, una delle prime oggetto di brevetto (1832), alcuni esemplari tipo Ammiragliato Britannico (1841) e un raro esempio a ceppo fisso di legno, di dimensioni e peso imponenti (cinque metri e quattro tonnellate), l’unico finora rinvenuto in acque italiane. E ancora diverse ancore a ceppo mobile di ferro ed esemplari più recenti a marre mobili, simili a quelli in uso ai giorni nostri.
«Il valore dei reperti trovati e la loro perfetta conservazione dopo il dragaggio dimostrano la cura e la prudenza delle imprese coinvolte nel cantiere – commenta Luigi Merlo, presidente dell’Autorità portuale di Genova – l’area a mare e a terra sono state oggetto di attenzione da parte di tutti i soggetti coinvolti. La quantità di materiale trovato certifica la portata storica dell’opera di dragaggio, che restituisce a Genova piccoli grandi pezzi della sua storia più antica e più recente. Lo sforzo che ora resta da fare è quello di restituire a nostra volta questo materiale ai cittadini». E proprio a questo scopo, gli enti coinvolti hanno intenzione di valorizzare le ancore e i cannoni d’epoca in un percorso capace di legare città e porto: il ministero dei Beni Culturali, in collaborazione con l’Autorità portuale, sta studiando un progetto di esposizione e illustrazione tecnico-storica, anche per valutare e reperire le necessarie coperture economiche eventualmente rivolgendosi a soggetti finanziatori privati.