Innovazione, ricerca, sviluppo delle energie rinnovabili sono gli ambiti su cui la Regione dovrà portare il territorio ligure a esprimere in pieno le proprie potenzialità secondo l’assessore regionale allo Sviluppo economico Alessio Piana, che ricorda le principali iniziative intraprese dal suo assessorato e dall’amministrazione e guarda alle sfide che la Liguria dovrà affrontare dopo le elezioni di fine ottobre.
«Dalle analisi diffuse di recente da The European House Ambrosetti – premette Piana – emerge una Liguria in salute, con il pil che nell’ultimo triennio cresce più della media nazionale, +5,1% nel 2022, +0,8% nel 2023 e +1% nel 2024, così come l’export aumentato del 50,1% rispetto al pre-Covid e l’occupazione che ha raggiunto il record storico del 72% e il conseguente abbattimento della percentuale dei “neet”, cioè quei giovani che non studiano e non lavorano: 11,3% nel 2023 contro i 20,4% del 2020. Con i suoi porti la nostra regione è al primo posto della classifica nazionale sulla blue economy, il 10,5% delle imprese liguri è attivo nell’economia del mare, e dei teu movimentati, il 34,3% del totale nazionale. Numeri che, in prospettiva, sono destinati a crescere grazie alle importanti infrastrutture in arrivo in Liguria da qui ai prossimi anni».
In questo processo qual è stato il ruolo della Regione?
«In questi mesi siamo riusciti a concretizzare azioni che hanno dato un ritorno diretto al mondo dell’impresa, dell’artigianato, del commercio, della logistica e dei trasporti. Abbiamo cercato di accompagnare la crescita e il rilancio delle attività commerciali ed artigianali anche con un utilizzo mirato dei fondi Fesr, i fondi regionali sullo sviluppo economico, portando a compimento due strumenti, la Cassa commercio e la Garanzia artigiana che sono stati presi ad esempio da altre regioni italiane. Questi due strumenti, attraverso finanziamenti a fondo perduto, riassicurazione del debito e disponibilità economica, hanno accompagnato gli investimenti delle nostre pmi. Siamo riusciti a cogliere le opportunità previste dalla norma nazionale sulla definizione dei nuovi patti d’area e le nuove intese commerciali che vanno a salvaguardare la presenza di un commercio, di un artigianato di qualità sia ai fini dell’aumento della sicurezza urbana sia ai fini della riqualificazione e anche della proposta turistica, ricettiva, paesaggistica, culturale. Abbiamo dotato le attività con più di 30 anni di storia del nuovo marchio Bottega Ligure per rendere ancora più riconoscibile il commercio di qualità. Stiamo definendo un altro strumento che si chiama Patto del lavoro nell’ambito del commercio e dell’artigianato che sicuramente sarà un altro punto di forza per la tenuta, lo stiamo definendo, lo strumento è finanziato con fondi dello sviluppo sociale dell’Fse e dovrebbe a partire già nei prossimi mesi».
Come siete intervenuti per fermare lo spopolamento dell’entroterra e valorizzare le risorse delle vallate?
«C’è un’inversione di tendenza, lo spopolamento rallenta. Si tratta di un fenomeno in parte dovuto al Covid, periodo nel quale molte persone che vivevano in città sono ritornate nell’entroterra e hanno apprezzato la qualità della vita che in quel contesto hanno ritrovato, in parte a una tendenza legata al turismo delle origini, ma è logico che questo processo per svilupparsi deve essere accompagnato dalla presenza di servizi e soprattutto dalla presenza della rete. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ci siamo impegnati a garantire il trasporto scolastico e i servizi legati alla scuola. Per quanto riguarda la rete bisogna rimediare ai ritardi che il progetto Bull e il progetto Italia 1 Giga adesso stanno cercando di colmare. È dal 2016 che doveva essere infrastrutturato con la banda ultralarga tutto il nostro territorio. Qui facciamo un lavoro costante con Anci, con le aziende del settore, ma noi come Regione in sostanza abbiamo solo la possibilità di stimolare ed eventualmente in qualche modo intervenire con dei progetti legati ai ponti radio per garantire i collegamenti a quelle frazioni, quelle località che non riescono ad essere fornite dalla fibra. Non possiamo intervenire direttamente perché è stato scelto già nel 2016 di portare avanti questo impegno a livello centrale».
Il comparto industriale presenta problemi…
«C’è la partita delle grandi crisi aziendali, pensiamo all’ex Ilva, a Piaggio, che stiamo seguendo con attenzione, in contatto costante con le strutture commissariali, sia di Acciaierie d’Italia che di Piaggio. In tutte e due le situazioni penso che in settembre qualche segnale verrà dato».
La Regione come può intervenire?
«Non abbiamo leve su cui intervenire direttamente. In questi casi il ruolo della Regione è un ruolo istituzionale di stimolo, di confronto. Noi siamo a fianco dei lavoratori e del territorio nel rappresentare al governo le esigenze del nostro tessuto produttivo e sociale. Abbiamo istituito e attivato un tavolo regionale nel quale coinvolgiamo anche i parlamentari liguri tutti».
Ma potete realizzare una politica industriale?
«Possiamo fare e abbiamo fatto molto in termini di politica industriale, di scelte del territorio, di disponibilità delle aree, di sinergia con le strutture. Possiamo creare e garantire le condizioni ottimali perché le imprese continuino a rimanere su territorio, a operare. Abbiamo attivato strumenti importanti sia per quanto riguarda l’area di crisi complessa del Savonese che le aree di crisi non complesse, ed eravamo pronti con un bando anche dedicato alle imprese del restante del territorio regionale, fuori delle aree di crisi. Poi le dimissioni del presidente e quello che è seguito hanno hanno reso di fatto impossibile traguardare l’obiettivo. Mi piacerebbe tornare a lavorarci subito dopo le elezioni. Una delle cose più belle di questi mesi è stato proprio l’ascolto costante e continuo con le associazioni di categoria, con il mondo confindustriale, i sindaci, i commercianti, gli artigiani, gli edili, con tutti i portatori di interesse. Ci siamo concentrati molto sull’entroterra, non soltanto prevedendo attraverso questi strumenti dei fondi speciali o delle condizioni particolari per accedere al fondo perduto per chi opera in Comuni che non sono sulla costa, ma anche dedicando a questi territori una strategia particolare».
Con le luci ci sono anche ombre.
«Più che di ombre parlerei di margini su cui si può intervenire, di settori in cui continuare a lavorare per essere più performanti. Penso alle energie rinnovabili e alla ricerca. Ambiti su cui è alta l’attenzione della Regione e in cui saremo protagonisti da un lato con la definizione del Piano energetico ambientale regionale (Pear 2030) e dall’altro con l’attuazione del programma regionale triennale Ricerca e Innovazione che porterà complessivamente 238 milioni sul territorio».
Sembra che tutti vogliano le rinnovabili ma proprio nei giorni scorsi la giunta regionale ha espresso parere tecnico negativo al progetto del parco eolico “Imperia Monti Moro e Guardiabella”, e in linea di massima l’attuale maggioranza ritiene l’eolico poco adatto alle caratteristiche del territorio, considerato il suo valore ambientale, naturalistico e paesaggistico. Però anche il fotovoltaico ha un impatto sul territorio, sottrae spazi all’agricoltura in una regione che non abbonda di superficie coltivabile. Cosa intendete fare?
«In effetti cerchiamo di puntare il più possibile sul fotovoltaico, sulle comunità energetiche, piuttosto che sull’eolico che riteniamo sia molto impattante da un punto di vista paesaggistico e non sia calzante per le caratteristiche della nostra regione anche in termini di sviluppo di potenza e di costanza del vento».
Ma anche il fotovoltaico presenta difficoltà, occupa superfici che potrebbero essere coltivate.
«Sì, e in effetti non abbiamo abbondanza di superficie coltivabile. Dobbiamo puntare soprattutto sulla copertura dei tetti dove è possibile, dove c’è una rendita e un’esposizione che fanno sì che gli impianti siano oggettivamente efficienti. E qui c’è tutto un monitoraggio in atto anche attraverso l’Università. In sintesi, la Regione ha adottato il Pear 2030, il Piano energetico ambientale regionale, ossia lo strumento con cui l’amministrazione, in sinergia con la programmazione dei fondi Pr Fesr 2021-2027, definisce la politica energetica regionale al 2030. L’obiettivo, come diciamo da tempo, è quello di aiutare imprese ed enti locali a ridurre le emissioni e a contenere i costi energetici. Tre i pilastri di sviluppo energetico individuati: l’efficientamento energetico, che mira a ridurre i consumi degli edifici privati e pubblici; le energie rinnovabili, con cui si intende conseguire a un aumento produttivo delle prestazioni energetiche; l’innovazione tecnologica, filone con cui si vuole promuovere e sostenere lo sviluppo e l’utilizzo di nuove tecnologie e di nuovi vettori a basso o nullo tenore di carbonio, per esempio energia da moto ondoso, eolico off-shore galleggiante, nucleare di nuova generazione, idrogeno e geotermico. Per quanto riguarda l’eolico, con il Pear 2030 la Regione ha dato un’impostazione che, come dicevo, raccomanda di limitare le installazioni, traguardando gli obiettivi di produzione imposti dalla normativa comunitaria e nazionale attraverso l’eventuale potenziamento degli impianti eolici esistenti, puntando su altre tipologie di energie rinnovabili più confacenti alle caratteristiche morfologiche della Liguria, quali il fotovoltaico in ambito urbano e industriale e il geotermico. Sono le province gli enti delegati a rilasciare autorizzazioni uniche. La Regione nell’ambito della Via nazionale esprime, nel contesto dei nuovi impianti, una valutazione tecnica sia per quanto riguarda il paesaggio che l’ambiente. In ambito agricolo, la nuova tecnologia dei pannelli bifacciali verticale può davvero rappresentare il futuro per quanto riguarda la produzione di energia da fonte rinnovabile. In quanto, oltre a garantire le medesime prestazioni, se non addirittura superiori, di quelli tradizionali, c’è il grande vantaggio di occupare solo in minima parte spazi di terreno».
Il Pear a che punto è?
«Siamo fermi alla fase conseguente alla valutazione ambientale, strategica e di impatto ambientale, dovevamo arrivare all’approvazione e invece è un’altra di quelle cose che subito dopo le elezioni dovremo portare a compimento.
Perché non adesso?
«Perché si tratterebbe di un atto di indirizzo politico, di pianificazione e, in seguito alle dimissioni del presidente Toti, la giunta attuale può occuparsi solo di emergenze e di ordinaria amministrazione. Si riprenderà il discorso dopo le elezioni».
E per ricerca e innovazione qual è stata la vostra strategia?
«Ricerca e innovazione costituiscono gli assi strategici fondamentali per sostenere il territorio nell’affrontare le sfide della digitalizzazione e della sostenibilità. Con il Programma triennale 2023-2025 abbiamo rafforzato, attraverso il confronto con i principali attori che operano in questo settore, il nostro contributo con circa 238 milioni di euro in favore della ripresa, dello sviluppo e del consolidamento della competitività e dell’attrattività del sistema ligure. Di cui: 156 milioni per la cooperazione tra il sistema delle imprese e il mondo della ricerca, 35 milioni per l’attività innovativa delle imprese e 21 milioni per lo sviluppo delle tecnologie digitali. La Regione, grazie ai bandi dedicati alle imprese aggregate ai cinque Poli regionali di Ricerca e Innovazione della programmazione Fesr 2014-2020, ha già generato 261 posti di lavoro nel settore della ricerca industriale. Un dato che testimonia l’importanza per le micro, piccole, medie e grandi imprese di investire nella filiera della ricerca e su cui la Regione continuerà a giocare un ruolo centrale con la nuova programmazione Fesr 2021-2027. Attenzione testimoniata anche dai 39 milioni di contributi che abbiamo concesso con il primo bando del nuovo settennato dedicato alle imprese dei cinque Poli di Ricerca e Innovazione e con cui sosterremo economicamente lo sviluppo di 69 progetti, capaci di generare sul territorio fino a 78 milioni di euro. I Poli hanno una funzione, non solo di catalizzare le imprese e aiutarle nella partecipazione ai bandi, ma anche come facilitatori di contatti, sistemi di filiera e sinergia tra professionalità differenti».