La precarietà del lavoro raccontata con amara ironia. Un romanzo che denuncia le storture del mercato del lavoro in Italia con cinquantenni alle prese ancora con contratti a termine, ma non solo.
La Pasta del Capitano di Geneviève Alberti è un libro coraggioso.
Non bisogna farsi ingannare dalla copertina, di un bel rosa acceso. Attraverso un’opera di fiction, il volume racconta, senza peli sulla lingua, com’è difficile arrivare a uno stipendio e mantenerlo senza dover venire a patti con situazioni che farebbero rabbrividire anche i più scafati.
Alberti ne ha per tutti: cooperative sociali, datori di lavoro viscidi, approfittatori di sentimenti, sindacati. E dipinge un quadro molto realistico: diverse situazioni simili sono state raccontate sui media.
Protagoniste sono quattro donne alle prese con un destino professionale che sembra davvero senza speranza. Ginevra, Francesca, Federica e Sofia condividono l’appartamento, gioie e dolori, unite dalla precarietà del lavoro e dal sogno di una vita migliore. Tra colloqui improbabili, contratti a termine e proposte indecenti, ognuna affronta i fantasmi del proprio passato. Ma l’incontro con il capitano Parodi e il progetto di Artemisia, la figlia di Francesca, accendono una nuova speranza.
La voce narrante principale è quella di Ginevra, che finisce per accettare un lavoro in una cooperativa sociale guidata da una “sergente Hartman” in gonnella la cui frase tipica è “Non mi interessa!” urlato. Tra colleghi remissivi e nessun aiuto durante i primi giorni di ambientamento, Ginevra prova a resistere finché può. Abbiamo però anche incursioni nelle vite delle altre co-protagoniste e quell’abbraccio collettivo delle quattro in copertina è esemplificativo di ciò che avviene anche nel libro.
Geneviève Alberti, laureata Dams, ha pubblicato Trentanove parole (2007), La nostra Fattoria, amore a prima vista, (2007), Patografie (2009), Colazioni surrealiste, (2014), Il Segreto della Fattoria (2018). È autrice della guida turistica Sanremo Go (2013). Ha collaborato con le riviste Marea negli anni Novanta, Artewhere negli anni Duemila, e il Settimanale La Riviera. È autrice di testi teatrali. I Tossicomici, Bioland, Chiedi chi erano i Beatles. Nel 2011 ha vinto il premio di Drammaturgia, per la rappresentazione di testi di Elena Bono, Tra l’erba e le stelle.
L’autrice, nella trama, scrive: “Tra citazioni cinematografiche e serate davanti alla tv, scopriamo che cambiare è possibile, se hai il coraggio di essere te stessa. Perché essere precarie non è una colpa, ma una condizione che non definisce ciò che sei. E per fare la differenza, potrebbe anche bastare solo una pasta fresca… fatta col cuore. Come quella del Capitano, pronta a dare il gusto di una nuova vita”.
Il volume è stato autopubblicato ed è disponibile su Amazon. Viene presentato oggi dal Circolo Arci Primo Maggio, lunedì 23 ottobre, alle 17, nella Biblioteca Sergio Lupetti di corso Firenze 26 canc. a Genova.