All’indomani della cerimonia per la posa della prima pietra della nuova diga di Genova, i rappresentanti di Cgil Genova e Uil Liguria, attraverso una nota stampa, commentano le dichiarazioni del ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini che «si è detto orgoglioso di rappresentare “l’Italia del sì”, quella cioè favorevole alle grandi opere».
«Siamo completamente favorevoli a opere in grado di dare futuro alla città e lavoro ai genovesi – dichiarano Igor Magni, segretario generale Cgil Genova e Mario Ghini, segretario generale Uil Liguria – ma i grandi progetti nascono sempre da grande rispetto per chi li realizza, a partire dai lavoratori. Lo abbiamo sperimentato favorevolmente con la costruzione del ponte san Giorgio: quando c’è condivisione e attenzione alle regole, si può andare lontano. Salvini ha detto che per rispettare le tempistiche della diga “siamo nelle mani del buon Dio”: a noi non manca la fede, ma le mani che costruiranno la diga sono quelle di operai che vanno tutelati e rispettati».
«Esistono norme sulla sicurezza, norme sugli appalti e diritti stabiliti dal ccnl – aggiungono Federico Pezzoli, segretario generale Fillea Cgil Genova e Mirko Trapasso, segretario generale Feneal Uil Liguria – non siamo disposti a far venire meno nessuna di queste prerogative anche se significasse guadagnare un solo giorno sulla tabella di marcia. Questo non significa essere l’Italia del no, ma l’Italia del lavoro giusto e sicuro», concludono Pezzoli e Trapasso.
I sindacati chiederanno nei prossimi giorni un incontro con le imprese costruttrici della diga, come stabilito dal protocollo su lavoro, legalità e sicurezza nelle grandi opere firmato in prefettura nell’aprile del 2022.