I nuovi casi di Covid registrano un nuovo calo nell’ultima settimana, in Liguria così come a livello nazionale. Lo rende noto il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe. Nella settimana tra il 23 febbraio e l’1 marzo nella nostra regione i nuovi positivi risultano in diminuzione del 17,2% e si attestano sugli 895 ogni 100 mila persone. Rispetto alla settimana precedente, scendono sotto la soglia di attenzione i posti letto occupati in terapia intensiva, che calano fino al 7,7%. Restano invece oltre il livello di saturazione quelli totali in area medica occupati da malati Covid, il 20%.
A livello nazionale il calo dei nuovi casi è del 16%, con un 21% di occupazione ospedaliera in area Covid e 7,4% in terapia intensiva. «Si allenta ulteriormente la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – dove i posti letto occupati da pazienti Covid diminuiscono sia in area medica, -20%, sia in terapia intensiva, -21%».
Guardando la situazione vaccini, la popolazione ligure vaccinata che ha terminato il ciclo è l’83,7%, mentre l’1,4% ha ricevuto per ora solo la prima dose.
Le terze dosi in Liguria sono state somministrate all’81,9% della popolazione, contro una media nazionale dell’83,9%.
Per quello che riguarda la fascia dei giovanissimi, sono il 23,6% i liguri tra i 5 e gli 11 anni che hanno già effettuato il ciclo completo di vaccino, mentre al 5,3% è stata somministrata per ora la prima dose.
Secondo la rilevazione della fondazione Gimbe, al 2 marzo sono 7,03 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui 2,27 milioni guarite da Covid-19 da meno di 180 giorni e pertanto temporaneamente protette: le persone attualmente vaccinabili sono dunque circa 4,8 milioni, un dato che non tiene conto delle esenzioni, di cui non si conosce il numero esatto.
A dispetto di numeri ancora molto elevati tra i non vaccinati, rispetto agli altri Paesi europei l’Italia si colloca fra le nazioni con la più bassa percentuale di popolazione che non ha ancora ricevuto alcuna dose (16,1%).
Su questo fronte si registrano differenze molto rilevanti fra i diversi Stati: si passa dal 5% del Portogallo al 63,8% dell’Ucraina. Dato da non sottovalutare, come fa notare il presidente della Fondazione, tenendo conto dei migliaia di profughi che, a causa della guerra, stanno trovando rifugio in altri Paesi europei, tra cui l’Italia: «Il dato ucraino – commenta Nino Cartabellotta – non deve essere sottovalutato, considerata la drammatica situazione che poterà nelle prossime settimane migliaia di profughi nel nostro Paese: i piani di accoglienza del governo per accogliere i civili in fuga dovranno necessariamente includere la vaccinazione di anziani e fragili provenienti dalle zone di guerra, evitando diseguaglianze tra le Regioni. A tal proposito, occorrerà eventualmente rivalutare l’entità delle donazioni di vaccini a mRNA a Paesi in difficoltà, considerata la necessità di estendere la campagna vaccinale ai profughi di guerra».