Partito Comunista Italiano, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea e Sinistra Anticapitalista hanno deciso di proporsi come lista unitaria per le comunali genovesi, alternativa sia alla destra del duo Bucci-Toti, che al centrosinistra identificabile nel Pd e nei suoi alleati.
La lista, che sarà presente anche nelle elezioni municipali, sarà aperta alle altre organizzazioni, comitati, associazioni, movimenti, nonché singoli attivisti, militanti e cittadini che vorranno portare contributi di idee, di esperienza e di lotta, relativamente ai principali obiettivi programmatici dichiarati dalle tre realtà:
Tutela e rivalutazione sia delle periferie cittadine che delle periferie sociali e delle loro fragilità; tutela del lavoro e dell’occupazione, progressive reinternalizzazioni nei servizi comunali e nelle aziende collegate, lotta alla precarietà in tutte le sue forme, difesa e potenziamento quantitativo e qualitativo dei livelli occupazionali nell’industria e nei servizi; tutela dell’ambiente e cura del territorio, lotta alla cementificazione, recupero a fini sociali del patrimonio abitativo dismesso; blocco di privatizzazioni ed esternalizzazioni (comprese quelle prospettate nel Ddl concorrenza); rivalutazione del trasporto pubblico locale, attraverso un programma integrato ferro/gomma che non preveda tagli alle linee collinari, alle percorrenze, alle frequenze; contrarietà, per ragioni ambientali, di sicurezza e occupazionali, alla collocazione dei depositi chimici a Sampierdarena (ponte Somalia) e in ogni caso a distanza non sicura da abitazioni o altre attività lavorative; antifascismo, passaggio obbligato per una città medaglia d’oro della Resistenza, vilipesa da ripetute iniziative sia della Giunta Bucci che della sedicente opposizione.
“Vogliamo portare nel consiglio comunale e nei Municipi voci discordanti rispetto ai dettami economici e sociali perseguiti a livello nazionale dal governo Draghi − si legge nella nota congiunta − abbiamo bisogno che tutte le voci presenti nei nostri quartieri, di ferma opposizione alle politiche urbanistiche, trasportistiche, economiche e sociali, trovino eco anche nelle stanze delle istituzioni comunali: una sinistra di classe, di alternativa, di opposizione ai poteri forti che da decenni determinano le scelte politiche e che hanno fatto sì che si accettasse supinamente di svuotare Genova da lavoro di qualità, da presidi sociali, sanitari e culturali, come da qualsiasi cosa che rappresenti e dia vita alla rete di relazioni non mercantili, base per un miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti”.