Infrastrutture, la Cisl chiede l’apertura dei cantieri. Maestripieri: «Basta balletti politici»

Le principali opere infrastrutturali da tempo ferme o con avanzamento lento garantirebbero almeno 4 mila posti di lavoro nell'edilizia

Infrastrutture, la Cisl chiede l’apertura dei cantieri. Maestripieri: «Basta balletti politici»

Il Pnrr e la rigenerazione urbana sono elementi fondamentali per la ripresa economica del Paese e della Liguria, un’occasione unica anche per rilanciare l’edilizia e far recuperare i 10 mila posti di lavoro persi nella regione dal 2008. Questo il messaggio lanciato dalla Cisl al convegno “La Liguria da rigenerare con infrastrutture sostenibili”.

Il segretario regionale Luca Maestripieri dichiara: «Certo è che se Comuni e Regioni non presentano i progetti, i soldi non arrivano. La ripartenza economica dev’essere spinta dalla realizzazione delle infrastrutture per la nostra regione. Noi abbiamo accorpato oggi a questa discussione anche il tema della rigenerazione urbana, che porta con sé la questione dell’abitabilità, dell’inclusione sociale, con sullo sfondo il Pnrr come minimo comun denominatore di tutto, come motore nella nostra regione per far muovere questi processi, anche insieme ai fondi strutturali, che sono altri soldi che arriveranno, e su cui le persone e i lavoratori chiedono di partecipare».

Il sindacato chiede di essere chiamato in causa nella discussione legata alla distribuzione dei fondi del Pnrr anche nell’ottica di un maggiore coinvolgimento dei cittadini: «Il Piano deve diventare un ammortizzatore sociale, e sarà veramente un’occasione se lavoratori e cittadini saranno a bordo, se percepiranno i vantaggi di questa operazione come riscatto, risveglio, rinascita delle persone dopo quasi due anni di pandemia».

La Cisl Liguria ha chiesto di istituire presso la presidenza della Regione un tavolo permanente fino al 2026, anno in cui l’Italia è obbligata a concludere le opere finanziate con il Pnrr, per orientare e discutere i progetti finanziati con il Next Generation Eu in modo tale che ci sia una partecipazione vera. «Perché questa occasione deve anche diventare uno stimolo a creare relazioni più proficue tra istituzioni, sindacato e mondo delle imprese – aggiunge Maestripieri – per farlo, servono dei momenti in cui si disegna insieme lo sviluppo di Paese e regione al di là dei singoli progetti che enti locali e aziende presenteranno. Vogliamo sapere dove vanno queste risorse, e sapere quanta occupazione creerà, perché il piano avrà successo solo se si trasformerà in un grande volano per gli investimenti, ma anche una grande politica attiva del lavoro, in grado di creare lavoro di qualità, aumentandone la quantità, la stabilità e la sicurezza. Se questo non verrà fatto sarà un’occasione persa».

Gronda, tunnel della Val Fontanabuona, Diga Foranea, raddoppio ferroviario, Aurelia Bis di Savona, Carcare-Predosa, traforo Armo Cantarana, Aurelia Bis della Spezia sono opere che, secondo le stime della Filca Cisl Liguria darebbero lavoro a circa 4 mila edili, senza contare il Terzo Valico. «Un posto di lavoro nell’edilizia, inoltre – sostiene Andrea Tafaria, segretario generale Filca Cisl Liguria – ne crea altri quattro nell’indotto».

«Per la Liguria – dice Maestripieri – sono urgenti tutte le opere che abbiamo citato oggi. Molte sono in ritardo nonostante siano tutte finanziate; io credo che alla fine arriveremo in fondo. Abbiamo sentito il ministro Enrico Giovannini fare delle dichiarazioni recentemente: noi non le commentiamo, e non spendiamo parole fino a quando non si passerà dalle parole ai fatti, ovvero fino a quando non partiranno finalmente i cantieri. Questa è l’unica risposta che dev’essere data, con i fatti. Basta balletti politici». Maestripieri ricorda il caso del Terzo Valico: «Diamo per scontate opere che alla fine scontate non sono. Abbiamo visto anche il caso del Terzo Valico: interamente finanziato, ma quest’estate ci sono state interruzioni dei cantieri, persone messe in cassa integrazione. Ci vuole una nuova, piena consapevolezza anche della politica, delle istituzioni e delle imprese per fare in modo che le opere per la Liguria, che poi sono opere per tutto il Paese, proseguano a spron battuto senza ulteriori interruzioni né ritardi. Questo per lo sviluppo della nostra Regione ma anche per l’occupazione, perché l’edilizia è un settore anticiclico che riesce in qualche modo a garantire una ripresa forte di crescita e sviluppo».

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti risponde alle sollecitazioni: «Con i sindacati e con tutte le associazioni territoriali apriremo un tavolo di lavoro per far trovare pronta la Liguria in vista delle molte sfide che arriveranno con il Pnrr ma anche sulla riprogrammazione dei fondi europei su cui stiamo per firmare l’accordo di partenariato con l’Unione Europea. La nostra regione crescerà di molti punti percentuali, dobbiamo sfruttare al meglio il momento e per questo c’è bisogno della condivisione di tutti. Con i sindacati, attraverso un protocollo d’intesa prima della sessione di bilancio che andrà in consiglio a fine novembre».

Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra sottolinea che «si deve fare tesoro del ‘Modello Genova’ e della ricostruzione del ponte Morandi, che è stata la prova più chiara di come si può affermare un modello virtuoso in cui ciascuno fa la sua parte con senso di responsabilità, competenza e trasparenza. È questo il cammino da seguire. È di questo che ha bisogno tutto il Paese per ripartire. Dobbiamo connettere l’Italia all’Europa e al mondo, generare occupazione e coesione, realizzare sicurezza, sviluppo, crescita e produttività, integrare territori e comunità, garantendo alle persone pieno esercizio dei diritti di cittadinanza. Bisogna costruire su questo obiettivi un fronte della responsabilità che unisca istituzioni, politica, corpi intermedi e batta quelle truppe del no che per anni si sono opposte al progresso».

Per questo la Cisl chiede al governo Draghi di essere convocata nei prossimi giorni per siglare il protocollo che dia concretezza ai tavoli di partenariato del Pnrr. «Questa è la grande occasione che non dobbiamo sprecare. Solo per le infrastrutture e la mobilità sostenibile ci sono oltre 30 miliardi. Che diventano più di 500 se consideriamo l’intera dotazione del Piano e degli altri fondi nazionali ed europei. Sono risorse maggiori di quante ne abbia avute l’Italia nell’immediato dopoguerra. E che devono aprire una stagione di coesione e crescita. Sbloccare risorse in strade, autostrade, aeroporti, rilanciare la manutenzione delle arterie esistenti, potenziare la portualità, l’intermodalità, significa dare lavoro a oltre 400mila persone e garantire un impulso formidabile al nostro tessuto produttivo. Abbiamo un problema su tutti: lo sblocco di progetti già approvati che tuttavia restano ostaggio di decisioni tortuose. Gli investimenti sono dispersi in innumerevoli lotti e il coordinamento latita per la moltiplicazione dei centri di comando. Questo aggrava il rischio di infiltrazioni della criminalità, pronta, specialmente oggi, ad approfittare di qualunque varco».

 

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