
«Trentacinque Comuni liguri sono classificati in maniera errata dalla normativa regionale in materia antisismica, in particolare dalla Legge n. 50 del 2012, una legge finanziaria che fra l’altro classifica i Comuni sismici secondo zone (da 1 a 4, per pericolosità decrescente) stabilite da norme nazionali». Questi Comuni sono tutti nelle province di Imperia e La Spezia, soggette ai maggiori rischi sismici. Lo afferma il mensile della Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Liguria “A&B web edition” nel numero di febbraio.

“A&B web edition”, denuncia in particolare «le pesanti conseguenze delle disposizioni introdotte già da quattro anni, e mai corrette, dalla Regione: moltissimi Comuni, in provincia di Imperia e La Spezia, anche se si ritrovano con valori simili, sono sottoposti a trattamenti amministrativi diversi nel rilascio delle autorizzazioni in caso di ristrutturazioni edilizie o nuove costruzioni! Senza contare che il pasticcio degli errori di classificazioni porta gli Enti locali a chiedere l’autorizzazione sismica dove non è necessaria e a non chiederla dove invece lo è in base alle nuove tecniche di costruzione (NTC) attualmente in vigore. Determinando intasamenti degli uffici preposti, molto spesso carenti di personale, lunghe attese da parte degli utenti (anche un anno) e un aggravamento della crisi dell’edilizia, già fortemente provata, con gravi conseguenze economiche ed occupazionali sull’economia territoriale».

“A&B web edition” riporta dati, tabelle, interviste, analisi e i risultati del lavoro del gruppo di lavoro sulla sismica della Federazione, «da cui emergono chiaramente non solo gli errori commessi dal legislatore regionale, ma anche l’elenco dettagliato dei Comuni in cui si opera in maniera contraria alla normativa nazionale».
«Il gruppo di lavoro sulla sismica, in particolare – informa la rivista – sta lavorando per mettere a punto procedure e modulistiche uniformi per le autorizzazioni sismiche in tutte le province liguri, visto che oggi ogni Ente adotta sistemi diversi aumentando i disagi all’utenza e burocratizzando ulteriormente un settore già fortemente provato da lungaggini, ritardi e alti costi. Ed è anche su questa base che la Federazione chiede la modifica urgente delle disposizioni introdotte dalla Legge 50».